Il cardinal Antonio Panciera

Nasce a Portogruaro intorno al 1360, da un’agiata famiglia della piccola borghesia cittadina. Il cognome Panciera compare la prima volta il 1° settembre 1392 nella bolla in cui Bonifacio IXconcede alla famiglia Pancera di fregiarsi dello stemma della famiglia dei Tomacelli.
Riceve la formazione scolastica in patria, recandosi solo in seguito a Padova, dove viene citato dalle fonti nell’agosto 1379. La formazione padovana è di cruciale importanza per la sua carriera ecclesiastica, non solo per le conoscenze acquisite, ma anche per i rapporti personali. Pur avendo iniziato gli studi di giurisprudenza all’Università, probabilmente non ottiene la laurea. Infatti il 13 maggio 1378 gli è conferito dal papa Urbano IV il diritto su un canonicato di Aquileia e nel maggio 1378 dispone di una prebenda simile per il capitolo di Santa Maria di Cividale. Egli però si trova in quel momento a Roma, presso la casa del cardinale Bonaventura Badoer, un eremitano di Padova (è probabilmente la conoscenza del Badoer ad aprirgli le porte della Curia di Urbano VI).
A Roma entra nell’entourage della famiglia del cardinal Pietro Tomacelli, al cui servizio rimane anche dopo che questi nel 1389 è nominato papa con il nome di Bonifacio IX. Nel 1392 con la nomina a vescovo di Concordia, diocesi di cui è originario, la sua carriera è avviata verso importanti sviluppi. Infatti il 27 febbraio del 1402 è nominato patriarca e il 7 aprile fa il suo ingresso ad Aquileia, dove riceve il giuramento di fedeltà dei sudditi. Accolto con unanime consenso, Panciera convoca ripetutamente il parlamento della Patria del Friuli a Portogruaro, San Daniele, Sacile, Cividale del Friuli e Udine. Nonostante il castello udinese sia scelto come residenza abituale, il neo patriarca ha modo di vistare anche gli altri centri principali della diocesi.
Ma, dopo un inizio promettente, in poco tempo emergono le gravi conflittualità tra Cividale e Udine. Inoltre Panciera suscita diffidenze e sospetti nei conti limitrofi, quando concede in feudo ai fratelli il Castello di Zoppola, così compromettendo la sua già difficile condizione di debitore nei confronti della Curia: è una situazione che eredita dai predecessori, tanto grave che Gregorio XII lo minaccia di destituzione, nel caso non riesca a saldare l’intero debito. Nonostante i molti sforzi, il 13 giugno del 1408 viene deposto. Riconfermato alla cattedra di Aquileia il 26 giugno del 1409, lascia spontaneamente e definitivamente la carica nel marzo del 1412: infatti già il 5 giugno 1411 Giovanni XXIII ha annunciato la sua nomina a cardinale.
Fra il 1417 e 1418 compila il Codice diplomatico, un’ampia raccolta di documenti fatta per testimoniare le lotte in difesa del patriarcato e gli interventi nella politica generale della Chiesa.
Dei codici a lui appartenuti, speciale importanza ha il Guarneriano 138, contenente una raccolta di detti morali, tratti dalle opere di Cicerone e soprattutto dall’epistolario di Francesco Petrarca; il manoscritto riveste un’importanza cospicua nella storia dell’umanesimo nascente, perché testimonia come l’opera di Petrarca, accanto a quella di Cicerone, fosse un punto di riferimento fondamentale nella paideia degli umanisti.
Rientrato a Roma nel 1420, Panciera prende dimora presso S.Biagio, dove attorno al 1428 ospita Guarnerio come familiare. A Roma muore il 3 luglio 1431, avendo ricevuto solo da pochi mesi il titolo di vescovo di Tuscolo da Eugenio IV.


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