Probabilmente nel 1445
Guarnerio viene consacrato sacerdote e nominato
vicarius in spiritualibus et materialibus patrie pro rev.mo d. patriarcha Aquilegensi, divenendo quindi la
massima autorità civile e religiosa dopo il Patriarca, nel residuo feudo aquileiese uscito dal concordato del 1445 che aveva definitivamente risolto le questioni ancora aperte tra Venezia e il Friuli, dopo la conquista veneziana del 1420.
La città di
San Daniele diviene residenza abituale dei vicari patriarcali, per la sua diretta soggezione al Patriarca anche nel potere temporale, e per la sua posizione centrale rispetto agli altri due feudi di Aquileia e San Vito al Tagliamento, che Venezia ha lasciato al Patriarcato.
A Guarnerio, nuovo vicario del Patriarca, viene concesso anche il beneficio della
pieve di San Daniele, con un reddito annuo di 85 ducati d’oro.
È proprio in questi anni, con il verificarsi delle condizioni particolari derivanti dal suo ruolo di vicario del Patriarca e della conseguente disponibilità di mezzi e risorse economiche, che Guarnerio può dare voce e farsi testimone dei nuovi ideali culturali e sociali dell'
Umanesimo, concependo e realizzando l’idea di
una biblioteca mirabile, con le migliori opere classiche e contemporanee.
Il periodo dal 1446 al 1455 è particolarmente gravoso per Guarnerio: agli
impegni pastorali si aggiungono il pesante carico dell'
attività giudiziaria e quello non meno duro dell'opera di
riforma della vita religiosa, in una delle province ecclesiastiche più vaste dell'Occidente.
Non mancano neppure i problemi spinosi, relativi soprattutto al clero concubinario e alla necessità di intervenire sugli scandali che agitano gli istituti religiosi: è, per esempio, il caso del Monastero Maggiore di Cividale.
In qualità di Vicario patriarcale, Guarnerio è tenuto a intervenire in situazioni di emergenza o difficoltà del clero sottoposto a sua giurisdizione: così accade per quanto attiene agli scandali avvenuti nel
Monastero Maggiore di Cividale (ovvero il Monastero di Santa Maria in Valle).
Un primo intervento di Guarnerio
a Cividale risale al
22 luglio del 1450, quando il Vicario patriarcale è chiamato ad intervenire per riportare
ordine e morigeratezza nel Monastero, ed è puntualmente registrato dalla comunità cividalese.
Occorre ricordare che episodi di promiscuità non erano rari negli ambienti religiosi: nella gran parte dei casi le monache erano donne la cui condizione monastica era decisa dalla famiglia, senza tener conto della volontà diretta dell’interessata. Inoltre le stesse monache potevano esercitare prepotenze sulle loro sottoposte, creando conflitti interni e situazioni di profonda sofferenza.
Guarnerio propone i rimedi ritenuti opportuni ed elenca altresì i cittadini tenuti ad assicurarsi che gli ordini del Vicario siano effettivamente attuati.
I
documenti, conservati nell'Archivio ex-capitolare di Cividale, che registrano l'intervento di Guarnerio sono anche un indizio importante per ricostruire la storia del Monastero e la sua espansione architettonica nel corso dei secoli; è interessante infatti notare, per esempio, che Guarnerio esorta a perimetrare tutto il monastero con un muro, per evitare l’uscita non controllata di chi vi risiedeva.
Guarnerio interviene nuovamente per reprimere gli abusi che ancora, a distanza di cinque anni, si verificavano nel Monastero Maggiore.
Il giorno
venerdì 21 del mese di marzo del 1455, infatti, il Consiglio della Comunità di Cividale si riunsce all’interno di una sala riscaldata (
stupha), alla presenza del
Vicario del Patriarca, per decidere dello stile di vita che le monache devono condurre all’interno del monastero.
Tre le cose fondamentali che Guarnerio impone di fare: innanzi tutto, l’istituzione di un dormitorio in cui le monache possano dormire tutte insieme; poi la costruzione di un muro a spese del monastero ed infine l’affidamento delle finanze ad un gastaldo in grado di gestirle correttamente oltre che di fare le "
necessarie azioni contro i chierici". Sembrerebbe, perciò, che ci fossero legami illeciti tra monache e chierici; non per nulla, a loro volta, i chierici vengono sottoposti a stretta sorveglianza da parte della Comunità cittadina e del Vicario patriarcale.
Nel leggere il documento, non si potrà non notare anche il provvedimento che Guarnerio adotta e che concerne il vitto e il vestiario delle monache, le quali sono tenute ad osservare in merito una regola e una spesa comune e uniforme, e qualora desiderino discostarsene, per avere qualcosa in più, possono farlo, solo a patto di procurarsi la quota eccedente con il lavoro delle proprie mani.
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